
Buona senza fiamma. La cottura passiva
La crisi energetica si combatte anche davanti ai fornelli con la cottura passiva. A lungo sperimentata, vi lasciamo anche una ricetta collaudata
La crisi energetica galoppa, i prezzi del gas e della corrente oscillano peggio delle azioni in borsa e piuttosto che aprire una bolletta e leggere la cifra ci si farebbe flagellare. Fra le tante buone azioni che possiamo fare per calmierare i costi, oltre alla doccia in due, cosa che Mae West consigliava già negli anni ’30 con “Save water, take a shower with friends”, c’è la Cottura Passiva.

Da quando si è iniziato a parlarne è tutto un fiorire di scienziati e food blogger intenti a spiegare ad un pubblico scioccato e ignaro i prodigi e i poteri dell’acqua calda che può cuocere la pasta – udite udite! – senza la fiamma del gas.
Sorvolando su alcuni commenti che ho letto, al limite fra il delirante e il trattamento sanitario obbligatorio, abbiate fede: la pasta cuoce anche a gas spento.
Da buon italiano ho imparato a cucinare prima osservando mia nonna e poi come “garzone da cucina” di mio padre.
Viaggiando in India e in Estremo Oriente ho scoperto i piaceri dell’alimentazione vegetariana, ma l’amore per i primi piatti mi è rimasto appiccicato addosso e sono convinto che nel DNA italiano la pasta sia un “gene dominante”.
Cottura passiva: un metodo già largamente sperimentato
Diventata virale grazie agli esperimenti social di Dario Bressanini e del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi la cottura passiva non è un metodo rivoluzionario, ma un sistema pratico appartenente alla categoria della “scienza sui generis”.
Usata spesso in passato, quando i fornelli del gas erano una rarità più che una consuetudine, fu “riscoperta” negli anni Sessanta da Vincenzo Agnesi, erede dell’omonima famiglia, che nel volumetto “È tempo di pasta” teorizzava “il nuovo sistema di cuocere gli spaghetti”.

Lasciando da parte le regole della fisica partiamo da un presupposto: l’acqua bolle intorno a 100 gradi e, una volta messo il coperchio e spento il gas, non si raffredda in un batti baleno.
Se avete dei dubbi basta sollevare il coperchio dopo dieci minuti e tuffarci la mano: sperimenterete il sottile piacere di una ustione di secondo grado nonché l’efficienza del pronto soccorso più vicino a casa.
Nell’epoca d’oro del gas illimitato, si aspettava che l’acqua bollisse, si controllava il tempo di cottura della pasta, si tuffata il farinaceo nella pentola (lasciando scostato il coperchio per evitare eruzioni vulcaniche di acqua bollente), si impostava il timer e ci si dedicava ad altro, ricordandosi di mescolarla di tanto in tanto.


Ecco, nella cottura passiva (o come la chiamano i food blogger più trendy “passive cooking”, spacciando ignominiosamente per qualcosa di “glamour” un sistema usato da nonna Concetta o da nonna Rosina in tempi di guerra) la procedura è la medesima, ma con due differenze.
Passive cooking, ecco tutti i passaggi per non sbagliare
La prima è che dopo aver buttato la pasta bisogna aspettare che l’acqua torni a bollire, poi si mette il coperchio e spegne il gas.
La seconda è che al tempo di cottura riportato sulla confezione della pasta bisogna aggiungere circa 2 minuti. Per cui se i vostri spaghetti nr. 5 cuociono in 9 minuti basta sommare 9+2 = 11 minuti.
Fate partire il vostro timer, a metà del tempo date una mescolata veloce, richiudete e al trillo assaggiate e controllate se serva un minuto in più: cioè la stessa cosa che si suppone abbiate sempre fatto anche prima della crisi energetica, salvo scolare spaghetti dritti come fusi o ridotti ad un ammasso colloso.

La regola si applica a vari formati di pasta – in media 2 minuti in più.
È un metodo che uso da anni e mi sono sempre trovato benissimo: la pasta risulta cotta al dente, il sapore non cambia, i valori nutrizionali non sono precipitati, non sono deperito né denutrito (certo la mia personalissima dose di pasta – 150 grammi – aiuta).
Ho iniziato in tempi non sospetti, quando il consumo di gas non era un problema, per comodità e praticità. Fedele all’adagio “minimo sforzo massima resa” mi sono tolto il pensiero dell’acqua che “viene su” spegnendomi il gas e del fastidioso rumore della ventola.
La ricetta collaudata degli spaghetti al limone e zenzero
Vi lascio con una ricetta veloce e facile, perfetta per quando si ha poco tempo o poca voglia di spadellare: gli spaghetti al limone e zenzero.
Ingredienti per due persone:
50 grammi di formaggio grattugiato (grana, parmigiano o pecorino).
Il succo di un limone.
Un cucchiaio di zenzero grattugiato (o un cucchiaio di zenzero in polvere).
5 cucchiai d’olio d’oliva.
Sale q.b.
Spaghetti o linguine (ciascuno è libero di utilizzare le dosi a cui è abituato).
In una insalatiera per pasta unite tutti gli ingredienti e mescolate per bene sino ad ottenere un composto cremoso e quasi fluido. Assaggiate e nel caso correggete di sale.
Scolate la pasta, tendendo da parte un bicchiere d’acqua di cottura, tuffatela nell’insalatiera e mescolate per bene: se risulta asciutta aggiungete un goccio d’acqua di cottura e mescolate.
Potete guarnire con una fetta di limone e una macinata di pepe verde.
Bon appétit.

Qui trovate un paio di link interessanti:
Dario Bressanini, la scienza in cucina e la cottura passiva.

