
Tempi d’oro: il gioiello dalla Preistoria all’Antica Roma
Uno studio approfondito riguardante la storia della moda e del costume non può certo prescindere dall’importanza che il gioiello e la gioielleria hanno avuto nel corso dei secoli. Vediamo la sua storia.
In tutte le culture e in tutte le epoche, gioielli e ornamenti per il corpo hanno avuto notevole importanza, sia per un fattore estetico sia simbolico e comunicativo.
Il gioiello si diffonde già a partire dal Paleolitico Superiore (40mila – 10mila A.C), nonostante l’instabilità della condizione umana. Agricoltura ed allevamento non erano ancora stati inventati e la vita si svolgeva all’interno di caverne; eppure i gruppi umani sfoggiavano già ornamenti personali realizzati in osso, pietra e conchiglie.

Si tratta per lo più di amuleti zoomorfi, propiziatori per la buona riuscita delle battute di caccia. Altro aspetto fondamentale era quello comunicativo: ogni monile aveva anche il compito di differenziare il proprietario secondo primitive classi d’appartenenza.
A partire dal IV millennio A.C. l’uomo inizia a lavorare i metalli, applicando la tecnica anche nella realizzazione di monili sempre più elaborati. Già in questo periodo l’oro è il metallo preferito per la realizzazione di gioielli.
Brillante, lucente, resistente, l’oro è il metallo degli dei.
Il gioiello nell’Antico Egitto
In Oriente ed Antico Egitto i gioielli in oro e argento venivano realizzati aggiungendo pietre preziose e semipreziose. Grande enfasi veniva posta alle forme e ai significati. La maggior parte dei gioielli era sì un ornamento ma anche, e soprattutto in moltissimi casi, un oggetto protettivo.


Il fortissimo legame con la religione, spinge gli Egizi a prediligere spesso monili raffiguranti gli dei. Le tecniche principali utilizzate per lavorazione dell’oro erano lo sbalzo e l’intarsio.
Grande era anche la quantità di pietre utilizzate, tra cui lapislazzuli, olivina, turchesi, corniola e ossidiana; o ancora paste vitree. Le forme predilette erano quelle antropomorfe che rievocavano il divino come serpenti, gatti, fiori di loto e l’immancabile scarabeo o ancora l’occhio di Ra.

Gli Egizi erano soliti utilizzare varie tipologie di gioielli tra cui spiccano collari, pettorali, bracciali, orecchini ed anelli. Molto diffusi anche cerchietti e copricapi, o maschere come la celebre Maschera di Tutankhamon rinvenuta nel 1922 dall’egittologo britannico Howard Carter e datata 1323 A.C.
Gioielli nell’Antica Grecia
L’Antica Grecia vede un ritorno all’essenzialità. La moda ellenica predilige linee semplici e plastiche che si ritrovano anche nell’arte orafa. La perfezione delle lavorazioni greche giunge fino a noi intatta, raggiungendo una specializzazione e un perfezionamento come mai prima nella storia.

Filosofia, letteratura e teatro plasmano la cultura dell’epoca (e quelle delle epoche successive), e anche nell’oreficeria e nella gioielleria l’uomo assume un ruolo centrale. Un percorso che inizia già in età arcaica (tra il 600 e il 480 A.C) e che trova il suo massimo splendore nell’età classica (480 – 323 A.C). I gioielli, in questo periodo, ritraggono visi e scene di vita.

Maestoso utilizzo d’oro si ha all’interno dei templi, con statue e monili dedicati agli dei realizzati in metalli preziosi, pietre e avorio. Le tecniche principali per la realizzazione di gioielli personali sono filigrana, sbalzo, cesello e granulazione, con cui gli artigiani realizzavano diademi, collane, bracciali e orecchini.

In età ellenistica la gioielleria subisce le influenze orientali, divenendo più elaborato e opulento. Scene e personaggi mitologici vengono sempre più rappresentati con ricche e sfarzose decorazioni.
In Italia, gli Etruschi (VIII – III secolo A.C.) si distinsero per il loro amore per il lusso e l’ostentazione. Il gioiello assume un significato distintivo, utilizzato in quantità dai ricchi principi che volevano sottolineare il proprio status adornandosi con numerosi monili.

L’oro veniva utilizzato per la realizzazione di fibule e ornamenti per le vesti e le donne amavano indossare orecchini e bracciali.
L’oreficeria faceva gran uso di ambre e paste vitree, giunte dall’Oriente così come le lavorazioni granulari e le filigrane. Particolarmente famosi e caratterizzanti dell’epoca, gli orecchini a borchia discoidali, preferiti tra le donne.


In quanto status symbol, i gioielli accompagnavano gli etruschi anche nell’aldilà. La religione etrusca credeva che ci fosse una vita dopo la morte e che quindi fosse necessario seppellire tutti gli averi del defunto, così da poter farne uso anche in questa seconda fase dell’esistenza.
L’Antica Roma e il suo legame con il gioiello
Fino al I secolo A.C. la gioielleria non si diffonde nell’Antica Roma, se non poco e con quel senso di diffidenza e quasi astio che i Romani riservavano a quegli sfarzi e lussi ritenuti immorali. A partire dalla seconda metà del secolo però, anche Roma cede al fascino dell’oro e dei gioielli. Nel corso della storia i gioielli romani hanno subito numerosi variazioni di forme e stili. I primi monili a diffondersi nella popolazione sono estremamente semplici e lineari.

Forme delicate e linee pulite, in oro e gemme, quali smeraldi, zaffiri, diamanti e perle. Leggende e miti si legavano alle diverse pietre, donando quindi un secondo significato da rileggere in chiave religiosa/spirituale.
In particolare le perle, nate dalle lacrime di Venere, erano apprezzate dalle matrone romane, che ne portavano in quantità su orecchini, diademi e collane. Simbolo sociale di appartenenza, estremamente costose, le perle erano l’emblema dell’ostentazione e della ricchezza.

Tra i monili più diffusi gli amuleti portafortuna come la lunula, con un pendente a forma di luna crescente, indossata dalle ragazze già dalla tenera età per propiziare la fertitilità.
Ai Romani si deve poi “l’anello di fidanzamento”. Furono tra i primi, infatti, ad utilizzare questo gioiello detto anulus pronubus così come le fedi, vinculum.
Un altro gioiello molto famoso era la fibula, una spilla indossata per mantenere le vesti che presto divenne un simbolo di preservazione delle virtù morali di chi la indossava.



Ma certo uno tra tutti viene in mente, pensando ai gioielli romani: la corona d’alloro di Giulio Cesare: simbolo di gloria degli imperatori romani.
L’arte orafa dell’Impero Romano presenta inoltre diversi monili con le effigi degli imperatori e i cammei, rappresentati diverse scene di vita.
Fortuna vuole (e, aggiungerei, maestria degli artigiani) che sia possibile apprezzare ed ammirare queste meraviglie del passato nei vari musei in giro per il mondo e, magari, scovare e riconoscere le ispirazioni che hanno dato vita ai più bei gioielli contemporanei.

