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In elegantia veritas. Del galateo e del Prosecco

Storia di Galateo e Collalto con un perlage di Prosecco Superiore DOCG

Cosa accade se mescoliamo una dinastia longobarda, il Galateo, il Prosecco delle colline trevigiane, Mozart, gli Asburgo e la Serenissima? Semplicemente otteniamo i Conti di Collalto e il Castello di San Salvatore. 

Ogni buon racconto inizia dai protagonisti, nel nostro caso dalla famiglia Collalto. Di antica origine longobarda, con l’arrivo dei Franchi ottengono la nomina a Conti di Treviso (c. 960) e vasti possedimenti lungo il corso del fiume Piave, fra cui il borgo di Collalto, da cui prendono ufficialmente il nome a partire dal 1100. Agli inizi del 1300 edificano il Castello di San Salvatore a Susegana, che d’ora innanzi sarà il cuore pulsante della casata.

il galateo - Il Castello e il Palazzo Odoardo
Il Castello e il Palazzo Odoardo

Un maniero elegante, che domina le languide colline del Prosecco. Nato come fortezza inespugnabile, nel corso dei secoli si è trasformato in dimora principesca, arricchita da un vivace salotto letterario ed artistico. Questa evoluzione l’ha reso eclettico nella forma e nella sostanza, conferendogli una maestosità a mezza via fra il gusto rinascimentale veneziano e il romanticismo mitteleuropeo.  

il galateo - Veduta panoramica del castello e del borgo fortificato
Veduta panoramica del castello e del borgo fortificato

Superata l’epoca delle lotte fra comuni e signorie, con l’arrivo della Serenissima si lascia ‘conquistare’ dall’arte. Pittori, musicisti e letterati sono gli ‘invasori’ a cui i Collalto ed il castello aprono felicemente le porte. La bellezza del luogo è tale che Cima da Conegliano ne fa lo sfondo idealizzato dei suoi dipinti. La poetessa Gaspara Stampa, reduce da una vita elegante e spregiudicata nell’alta società veneziana, ne elogia la bellezza nelle sue ‘Rime’ mentre si strugge d’amore per il Conte Collaltino di Collalto.

Cima da Conegliano - Sant'Elena
Cima da Conegliano – Sant’Elena
Il galateo - Gaspara Stampa e il Conte Collaltino di Collalto
Gaspara Stampa e il Conte Collaltino di Collalto
Cima da Conegliano Madonna col Bambino tra i santi Michele Arcangelo e Andrea

Se oggi il bon ton ci ricorda che gli ospiti sono graditi, purché la permanenza sia breve, nel Rinascimento si tendeva ad essere più flessibili. Ad esempio Monsignor Giovanni Della Casa si trattiene dai Collalto per cinque anni (1551-1555), giusto il tempo di scrivere il trattato ‘Galateo overo de’ costumi’. Nunzio apostolico a Venezia e fine letterato, con il Galateo ha consegnato alla storia consigli e regole di ‘urbanità e buona creanza’ divenuti una pietra miliare delle buone maniere (ricordiamoci che “La buona educazione di un uomo è la miglior difesa contro le cattive maniere altrui” – Lord Chesterfield).

Il Galateo di Monsignor Giovanni Della Casa

Nel 1599 l’arte, la poesia, le armi e i cavalieri trionfano durante lo straordinario Torneo della Barriera, indetto dal Conte Antonio IV per le nozze della figlia Matilde con il Conte Alberto Scotti. Oltre quattromila persone tra le mura del castello assistono alle giostre: un teatro d’armi e bardature che entrerà nella storia.   

Il galateo
La bardatura del Conte Antonio IV – The Met Museum (New York)

Nel Settecento il Conte Odoardo II, che aspira alla carica di Doge della Serenissima, trasforma il castello da signorile dimora a imponente palazzo. L’aspirazione va delusa: Venezia non è pronta ad un doge di Terraferma (così venivano indicati i possedimenti veneziani in Veneto, Friuli e Lombardia).

Durante il Secolo dei Lumi la città lagunare risplende ormai solo di luce riflessa: i palazzi sul Canal Grande, le sontuose cerimonie di stato e le feste in maschera sono solo l’espressione di una decadenza inarrestabile.

Nel frattempo un ramo della famiglia ha trovato nuova linfa in Austria e Moravia, oggi parte orientale della Repubblica Ceca, sotto l’ala imperiale degli Asburgo. Nel loro palazzo di Vienna un bambino di sei anni tiene il suo ‘primo concerto viennese’: è il 1762 ed il bambino si chiama Wolfgang Amadeus Mozart

Palais Collalto a Vienna
Targa celebrativa per il primo concerto viennese di Mozart

I due rami della casata si riuniscono e suddividono più volte, ricevendo nel 1822 l’elevazione a Principi. Vent’anni dopo il ramo austriaco eredita le proprietà italiane e per quasi un secolo il Castello di San Salvatore è tra le mete predilette degli Asburgo, scenario per soggiorni e ricevimenti sapientemente curati dai Principi Alfonso e Ottaviano Collalto.      

il galateo - Villeggiatura al Castello, primi del '900
Villeggiatura al Castello, primi del ‘900

Con la Prima Guerra Mondiale il Regno d’Italia e l’Impero Austriaco sono su fronti opposti: in quanto austriaca la famiglia Collalto si vede espropriare i beni. Quando la guerra arriva sul fiume Piave il castello è preso di mira dall’artiglieria italiana. Il risultato è devastante, un terzo del castello è ridotto ad un cumulo di macerie e soltanto il palazzo settecentesco rimane quasi integro.    

Il Castello intorno al 1910
I danni causati dai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale
I resti del palazzo rinascimentale dopo i bombardamenti della Prima Guerra Mondiale

La famiglia Collalto non si scoraggia, il legame millenario con il castello va oltre i danni inferti dalla guerra. Per decenni si susseguono le opere di recupero, cercando di preservare al meglio il patrimonio storico e artistico. Nel 2003 il Principe Manfredo VIII orgogliosamente inaugura il nuovo Castello di San Salvatore.

Il Borgo fortificato e il Castello

Dal 2018 erede di questa tradizione è sua figlia la Principessa Isabella Collalto de Croÿ che con grande professionalità gestisce una residenza unica al mondo, aprendola per grandi occasioni ed eventi speciali, unendo storia e futuro.

Il Principe Guillaume de Croy, la Principessa Isabella Collalto de Croy, il figlio Emmanuel de Croy Collalto e la figlia Violette de Croy

Il cuore dei Collalto, oltre che per il castello, batte per un altro gioiello di queste colline: il Prosecco. Un vino eccellente ed antico, prediletto già da Livia Drusilla, moglie dell’Imperatore Augusto. La Divina Livia attribuiva a questo vino proprietà medicali e sorseggiandolo quotidianamente raggiunse l’età, l’invidiabile per l’epoca, di 86 anni.  

La Cantina Collalto, con 164 ettari coltivati a vigneto, ha fornito un contributo alla storia vitivinicola ed enologica di Conegliano e del Prosecco superiore DOCG. Da quasi quattrocento anni la tenuta è curata rispettando codici rigorosi di comportamento e di tutela dei vigneti.

Vigneti e percorsi attorno alle mura
Vigneti e percorsi attorno alle mura
La Cantina Collalto
Le Terre del Prosecco superiore DOCG

Mille anni di storia hanno intrecciato i Collalto, questi luoghi e i filari di una vigna. Eppure mille è un numero del tutto irrilevante, a meno che, naturalmente, non vi capiti di essere una bottiglia di vino.

Qui il link al sito del Castello di San Salvatore.

Qui il link alle Cantine Collalto.

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Ammiro il coraggio della redazione di Volgare Italiano. Chiedermi di scrivere degli articoli, lasciandomi per giunta carta bianca nella scelta delle tematiche e dello stile, lo ritengo un grande atto di coraggio, o di follia, o di entrambe le cose assieme. Tutto sommato, se dovranno rammaricarsi o rallegrarsi per questa scelta, non dipende né da me, né da loro, ma da voi lettori. Perché Dottor Divago? E’ presto detto. Perché amo divagare da un tema all’altro, anzi lo faccio proprio con dovizia ed impegno. Non ho la presunzione di conoscere tutto, sia ben chiaro, però ho l’ardire di amare il bello, aggettivo qualificativo che applico ad ogni aspetto della vita nella sua forma più assoluta. Sinché durerà la collaborazione con Volgare Italiano, toccherò sempre con grande leggerezza vari argomenti disparati fra loro, con l’unico obbiettivo di offrirvi una distrazione dalle vostre occupazioni quotidiane (se piacevoli lo deciderete voi). Il fatto di non essere un accademico né un critico ma una persona normalissima, a volte troppo, quanto vorrei avere ogni tanto un barlume di follia, mi regala l’occasione di dialogare di tutto senza addentrarmi troppo nei dettagli. Del resto la curiosità rappresenta una porta semi aperta sulla conoscenza, e se anche per un attimo avrò suscitato in voi questa sottile sensazione che vi porterà ad approfondire “motu proprio” un qualsivoglia argomento, sarò soddisfatto (e lo sarete anche voi, fidatevi). Di cosa si può parlare con leggerezza? Di tutto. Basta farlo con garbo, eleganza ed ironia. Tre qualità che andrebbero applicate in ogni aspetto della vita, soprattutto in tempi sospetti quali sono i nostri, dove scivolare nel cattivo gusto pare sia ormai must quasi irrinunciabile. Personalmente ritengo che la massima di Andy Warhol “in futuro tutti saranno famosi per quindici minuti” sia stata presa un po’ troppo sul serio, e preferisco di gran lunga un'altra sua frase “credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare”. Ecco, aggiungerei che, oltre a non rovinarla, sarebbe anche carino cercare di renderla un luogo migliore, fosse anche per provare sulla propria pelle un emozione diversa dal solito. Ecco, divago, lo so, è inevitabile. Tornando agli argomenti non vi tedierò con un infilata di temi, tematiche e note a margine: è cosa che detesto quasi quanto le tasse, ma sempre meno delle promozioni telefoniche. Diciamo che vi sono tante sfumature di colori, più di quante ve ne siano in un arcobaleno, nella storia, nell’arte, nella moda e nelle mode, nel saper vivere, nel recitare su di un palco come nella vita. Di questo mi occuperò, sempre se la redazione non cambierà idea dopo questo articolo. Gli spiriti liberi sono pericolosi per loro stessa natura: non imbrigliati nelle reti del pensiero corretto si permettono l’oltraggiosa arte del Divagare senza una meta prefissa. O forse l’hanno. Vedremo.