
Il lusso di Corneliani nelle mani di Paul Surridge
Si chiamerà Circle la collezione di debutto firmata da Paul Surridge per Corneliani. Il countodown a partire da oggi
Manca un mese all’atteso debutto di Paul Surridge alla direzione creativa di Corneliani, che presenterà le collezioni Circle e il prêt-à-porter durante la Milano Fashion Week dedicata all’uomo. Lo show sarà presentato presso lo showroom del marchio, in via Durini 24 a Milano.
La storia di Corneliani
Al tempo, l’attività del marchio ha conosciuto diverse fasi, dal grande debutto alla prima battuta d’arresto durante la seconda guerra mondiale. È Alfredo Corneliani, negli anni ’30 del Novecento, a fondare l’azienda a conduzione familiare che ben presto sarà lanciata sul mercato come tra i grandi marchi della moda maschile. La seconda fase, registrata nel ’58, recherà il nome dei figli Claudio e Carlalberto che, sempre a Mantova, registrano il marchio Corneliani SpA. Successivamente sarà fondata una sede a New York (per coprire il mercato statunitense e canadese) e una a Shangai (coprendo le richieste provenienti dalla piazza orientale).

A vestire la filosofia del marchio sono uomini di grande personalità ed esposti pubblicamente. L’ex sindaco di New York, Bill de Blasio, indosserà Corneliani per il suo discorso d’insediamento nel 2014; il tenore Andrea Bocelli si unisce in matrimonio a Veronica Berti in un abito firmato dalla casa di moda mantovana.
Dal 2016 la griffe ha avuto alti e bassi che hanno spinto i vertici a vendere buona parte delle quote. La pandemia da Covid-19 ha influito negativamente a un assetto finanziario già vacillante. Il piano industriale presentato nell’aprile del 2022 fa entrare in concordato l’azienda con 10 milioni investiti dal Mise-Ministero dello sviluppo economico e ulteriori sette milioni stanziati dalla controllante Investcorp. Ora, il futuro è tutto nelle mani di Paul Surridge.
Paul Surridge, da Roberto Cavalli a Corneliani
Surridge è lo stilista del rilancio. Paul, infatti, fu chiamato alla direzione di Roberto Cavalli quando l’immagine sauvage della firma italiana era andata sbiadendosi. In soli due anni, dal 2017 al 2019, il fashion designer ha lavorato contro ogni suo interesse, gettando la spugna per divergenze con i vertici dell’azienda.

Gli investimenti, infatti, non decollarono e tutte le premesse e promesse furono lasciate in stand-by, nell’epoca in cui Peter Dundas cercò di riportare la griffe nell’olimpo della moda. Nel suo curriculum si leggono grandi: Calvin Klein, Burberry, Ermenegildo Zegna e Acne Studios.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE
Gucci a Castel del Monte: la moda mecenate dell’arte

