
Con l’arte io mangio … La rubrica food e arte di Andrej Mussa
Food e arte. Rubrica periodica di Andrej Mussa, artista e situazionista interdisciplinare di tendenze domestiche che incontra l’artista contemporaneo nella sua cucina.
Arte come “qualcosa che avviene”.

L’happening collocato in una trama strutturale spazio/temporale, in questo caso domestica. Il cibo e la sua lavorazione come parte integrante dell’opera. Una rappresentazione artistica conviviale che resterà nella memoria o nella documentazione come tempo vissuto. Un viaggio tra food e arte.
L’interdisciplinarità come coesistenza di vari linguaggi artistici in correlazione tra loro, una compartecipazione artistica di aggregazione paritaria tra l’ospite e l’inquilino. Complementarietà e indeterminatezza definiscono un’arte ibrida, strumento e veicolo di diffusione di messaggi ed informazioni. Una forte componente concettuale di un progetto inventato nella mente dell’artista ospite, complementato poi, dalla praticità creativa dell’artista inquilino, attivo e diretto, diventando egli stesso parte dell’opera che non avrebbe senso in mancanza della sua presenza.
Il ruolo dell’artista inquilino

L’artista inquilino ha lo stesso peso degli oggetti di scena, mentre l’ospite artista anch’esso parte integrante della scena, dirige lo svolgimento della rappresentazione performativa in una forma d’arte puramente comportamentale fotocronistica che elimina ogni componente oggettuale. Assistiamo così alla completa smaterializzazione del concetto d’arte, non più “cosa” ma “evento”, “incontro” e “azione”, esercitata in spazi non convenzionali, ma prevalentemente domestici, spesso in studi d’arte con angolo cucina o all’interno delle stesse, situate negli appartamenti condominiali.



Qui, l’artista inquilino compie un’azione performativa sospesa tra bisogno e piacere attraverso gli elementi alimenti racchiusi in un frigorifero domestico. L’ospite artista mangiando (utilizzando prevalentemente le mani) documenta il vivere di un artista: quella filosofia spesso nascosta e che lo sottrae a qualsiasi tipo di catalogazione, non più l’artista e l’arte separata dalla vita, ma l’arte come veicolo portatore di nuovi valori sociali, una “combinazione indistinta di cultura e vita”.
“Con l’arte io mangio…” sembra così chiudersi un cerchio creativo nel quale l’inizio e la fine di una vita coincidono.
A Parma, il cuore di un PARMIGIANO espressionista.


Vincenzo Gardoni soldato.
Poi, sopravvissuto nella ‘campagna Russa’ in una seconda Guerra Mondiale, divenne un pittore, artista lo era già …
IL PITTORE CHE DIPINGEVA DI NASCOSTO.
Dio non è quel che credi… ma quel che vedi da una “risata” Parmigiana!
I colori erano ad olio e di cera… Tutto quello che la società rifiutava, che riteneva non più utilizzabile, il pittore Vincenzo Gardoni recuperava e riutilizzava. Tutto era nascosto, taciuto. Nulla si vedeva uscire dalla sua casa/laboratorio.
APPLICARE = TRANSITIVO.
Che continua a vivere anche dopo la morte.
È così che qui, a Parma, grazie alle tre nipoti dell’artista, nasce un Magazzino della memoria:
“Gardoni Architects” che ne reinterpreta l’opera artistica attraverso il contemporaneo applicato:
Teresa Maria, Arianna Maria e Miriam Gardoni, applicano l’arte rendendo visibile il nascosto…
IN QUESTO ‘MAGAZZINO’, ADERISCONO NEL “PRESENTE” LE OPERE “PASSATE” DEL NONNO.





Un laboratorio di idee dove fashion, design e architettura si modellano nel presente reinterpretando le opere pittoriche di Vincenzo Gardoni.
Ultimi gli accessori, foulard originali dalle ‘trame’ pittoriche realizzate dalla stilista Miriam Gardoni.
Opere di Vincenzo Gardoni, viste come rappresentazione di un’umanità sconfitta e umiliata. Spiritualismo espressivo il suo, che caratterizzò tutta la sua esistenza.
L’espressionismo in tutte le sue forme creative non è nient’altro che una modalità terapeutica di esecuzione impietosa e aggressiva contro la foga del giudizio morale altrui.
L’interiorità espressiva delle cose quotidiane.
Qui, in questa factory nella Bassa emiliana, le tre sorelle Gardoni ci restituiscono questa espressività attraverso la contemporaneità creativa facendo rivivere l’opera del nonno attraverso oggetti di moda e design. “Qualcosa che avviene” nel frigorifero delle sorelle Gardoni.
Food e arte. La ricetta CAVAL PIST …


L’Artista in cucina. Le preparazioni delle Gardoni


L’uso di alimentarsi con la carne di cavallo è molto recente qui a Parma.
In questa cucina Gardoni la presenza del nonno pittore si fa sentire. Questa cucina è stata architettata con i suoi dipinti, creando un unico ambiente tra il fulcro delle attività domestiche e l’area living.
Il PESTO DI CAVALLO chiamato in dialetto “Caval Pist” è una lavorazione di tritato di equino applicato all’arte (suddiviso in vari passaggi di macinazione), venuto a radicarsi nella città di Parma nel 1881, e che man mano ha preso piede nei piatti tradizionali della zona insieme alla “Vecia di Cavallo”.
Il Riceti Dal P’car Da Caval.
Tanto legno e non più banconi di marmo nella Taberna Equina di Parma: finestre di legno che diventano street menù. Tavoli da ‘macello’ disegnati e collocati da Arianna Maria Gardoni come registratori del tempo … corridoi, spazi per la frollatura delle carni trasformati in Gallerie espositive.
- macinata di carne di cavallo…
Un “Tris di tartine con pesto crudo”, carne cruda di cavallo condita. Tartine rappresentate ‘caratterialmente’ dalle tre sorelle attraverso delle combinazioni di salse.
Tre variazioni nel piatto: c’è la “brusca” che se ricordo bene, assaggiandola, mi rimanda a Miriam…
La “delicata” ha il volto di Arianna Maria, e la “piccante” quello di Teresa Maria.
Mi ricordano che la “piccante” oggi è diventata “allegra”… ma, gli ricordo che assaggiandola ancora sempre piccante è.
Food e arte. Cosa succede nella cucina di un artista








- ‘Risata alla Parmigiana’ (risotto con Parmigiano reggiano in crosta preparato). Un tortino servito a tavola con sopra una fetta di prosciutto di Parma.
Il dolce è di Miriam Gardoni. - ‘Caccia a ottobre rosso’. (Una crema alla ricotta con liquore all’amarena, guarnita da pistacchi e amaretti).
A tavola l’espressionismo in tutte le sue forme creative non è nient’altro che una modalità terapeutica di esecuzione impietosa e aggressiva (il piacere) contro la foga del giudizio morale altrui (il galateo).
L’osteria e una mamma rezdora…
E’ così che il pittore Vincenzo Gardoni rendeva la presenza di Dio attraverso il vedere espressivo delle cose quotidiane.
Anche se qui, nel presente, il “martello di ciliegio” non c’è…
(Teresa Maria mi fa una Risata Parmigiana…)
“A me sarebbe piaciuto nascere in una di quelle calde giornate di luglio, come ci sono qua nella Bassa, da farti scottare così tanto che il sole pare ce l’abbia persino con te. E invece ho dovuto accontentarmi di novembre, con la nebbia di stagione, un po’ di seconda mano, sempre lì intorno a ciondolare, vagabonda e curiosa. Come emiliano mi sono chiuso tra quelle due o tre parole di vocabolario, suggeritemi a suo tempo lassù, qualcuna magari già storpiata dal dialetto e accompagnata da un gesto per dar più colore alle cose… perché sapevo di essere lasciato a San Secondo, che sta ad una sgambata da Fontanellato, un tiro di pallone da Parma, un acuto da Busseto e due bracciate dal Po…” (1)
Andrej Mussa
- Giovannino Guareschi (caffettaro e scrittore)
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